SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

Fin dalla prima volta che ci siamo avventurati sul Mar Egeo, abbiamo fantasticato di pagaiare per un lungo periodo tra le sue innumerevoli isole... senza avere l'assillo di dover finire nel tempo a disposizione quello che ci eravamo prefissati.
Ora questa aspettativa si è concretizzata: il viaggio inizia a fine giugno con un biglietto di sola andata...
Quando avremo finito le Isole Cicladi... torneremo a casa...
Tatiana e Mauro

Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!


martedì 15 novembre 2016

Il viaggio alle Cicladi è finito!

Domenica 13 novembre 2016 - 143° giorno di viaggio
Korissìa, Kea - Akrotiri Sounion, Attica (31 Km)
Vento NW 11-12 nodi (F4) in attenuazione dalle ore 15,00 - Mare da mosso a poco mosso - Temperatura 19°C
Finalmente lasciamo Kea, l'isola che per prima ci ha accolto e che per ultima ci saluta.
Le previsioni meteo non sono proprio quelle che speravamo di ricevere ma non c'è alcuna speranza che la finestra di bel tempo possa in qualche modo migliorare: se non partiamo oggi, benché il mare sia increspato di frangenti già dal primo mattino, rischiamo di rimanere a Korissìa un'altra intera settimana. E benché Kea sia l'isola icona di questo lungo viaggio intorno alle Cicladi, non vediamo l'ora di completare il periplo dell'arcipelago, di arrivare ad Atene e di tornare a casa!
Quindi oggi partiamo.
Anche se il vento è più forte del previsto.
Anche se il mare è più mosso del previsto.
Appena fuori dal porto di Korissìa capiamo anche che la traversata sarà più lunga del previsto: durante la prima ora di navigazione copriamo la misera distanza di appena tre chilometri. Ce ne mancano altri 27 e se manteniamo la stessa velocità di crociera impiegheremo non meno di altre nove ore per raggiungere l'Attica, rischiando di sbarcare a notte fonda. Dovremmo in tal caso ricorrere al piano di riserva e fermarci sull'isola di Makronissos, che invece abbiamo sempre voluto considerare un'eventuale tappa intermedia.
Il mare non ci aiuta a migliorare l'andatura. Il vento neanche.
Come da previsioni, il mare in scaduta dei giorni precedenti spinge nel canale tra le isole un'onda lunga da sud-ovest, mentre il vento in arrivo da nord-ovest produce un'onda nuova esattamente contraria. Il risultato è una trama intrecciata e confusa che fa avanzare i kayak in maniera discontinua e saltellante. Le onde incrociate raggiungono i Voyager al mascone, sia di dritta che di sinistra, senza però lasciarci alcuna possibilità di sfruttarle per avanzare in modo più deciso: anche durante la seconda ora copriamo soltanto altri tre chilometri.
Siamo un po' scoraggiati quando Mauro legge sul GPS che anche al termine della terza ora siamo attestati ancora e sempre sulla stessa misera velocità, appena tre chilometri orari.
La nostra unica speranza è che le previsioni, come al solito, siano attendibili e che l'annunciata attenuazione arrivi puntuale di primo pomeriggio. Teniamo duro fino all'ora di pranzo, andiamo avanti come possiamo e continuiamo a vedere l'isola di Makronissos stagliata all'orizzonte e che sembra non avvicinarsi mai.
Incrociamo una prima porta-container quando siamo ancora nei pressi dell'isola di Kea: la sua rotta è completamente diversa da quella di tutte le altre navi che abbiamo osservato da terra nelle giornate precedenti. Speravamo che di domenica, come era già successo in un'altra traversata "festiva", il mare fosse solcato da un minor numero di mercantili. Invece pare che oggi i capitani di lungo corso non tengano in alcun conto il fatto che ci siano in mezzo al mare due poveri canoisti che vorrebbero tanto rimanere da soli. Oggi le porta-container "tagliano" il canale in diagonale, seguendo una rotta da sud-ovest a nord-est, e viceversa, che incrocia sempre e comunque la nostra direzione. Però c'è una nota positiva, come sempre, come in ogni cosa: quando la seconda nave si avvicina, e poi anche la terza, diventando ogni minuto più grande e maestosa e spaventosa, noi ci ritroviamo insperatamente ad aumentare l'andatura, spingendo i nostri poveri kayak ad una velocità prima mai raggiunta (e chiedendo ai nostri poveri muscoletti uno sforzo imprevisto ed estremo). La tecnica funziona: la paura fa novanta, direbbe qualcuno! Tutte le navi ci passano a poppa, lasciandoci sufficiente spazio di manovra per mettere in salvo i nostri kayak, le nostre persone e le nostre speranze di concludere incolumi il viaggio!
E alla fine Makronissos è vicina.
Ci concediamo una meritata pausa in mare sotto il suo "piccolo-vero-faro" del capo meridionale, al riparo dal vento che sull'altro versante dell'isola sta ancora increspando la superficie ma che ci ha già lasciato intendere che sarà molto più benevolo nei nostri confronti durante l'ultima parte della traversata.
Sarà la stanchezza, sarà la voglia di raggiungere la terra-ferma, sarà l'emozione che sempre mi attanaglia in momenti come questi, ma appena scorgo in lontananza Capo Sounion, con le colonne del tempio di Poseidone perfettamente riconoscibili, stagliate nel cielo azzurro del tardo pomeriggio, laggiù sull'Attica che da giorni speriamo di raggiungere, mi scoppia dentro un singhiozzo così grande e sonoro che Mauro quasi si preoccupa (quasi!).
Stiamo per arrivare.
L'ultimo sforzo. L'ultimo stretto. L'ultimo tratto di mare da traversare.
Il mare pian piano si spiana, lasciandoci passare il canale tra Makronissos e Capo Sounion con estrema facilità. L'unico incontro in mare è con un grosso motoscafo intento a pescare: appena il comandante ci scorge, ritira le lenze, accende i motori e ci fa un grande giro attorno. Stiamo già pensando di dover ricorrere ai soliti gesti codificati per gli insulti internazionali, quando quello si porta sottovento ed una volta illuminato dall'ultima luce del giorno, ci chiede se va tutto bene e se vogliamo bere qualcosa. Noi avremmo pure voglia di festeggiare, stappando una bottiglia di spumante, ma sappiamo di essere ancora in anticipo: oltre agli ultimi dieci chilometri fino a Capo Sounion, ci manca ancora l'ultima tappa per arrivare ad Atene.
Sbarchiamo sotto il tempio di Poseidone proprio al tramonto, quando il sole si tuffa in mare infuocando tutto il cielo sopra in nostri kayak.
Montiamo il campo (quasi) nello stesso posto dell'altra volta, dove avevamo avvistato i due "famosi" uccelli-capra, quegli strani pennuti con la maschera da ladro che poi in molti amici-lettori ci avevano svelato essere delle "famose" pernici.
Non ci speravamo più, visto che la stagione estiva è da tempo terminata, ma la taverna dove avevamo cenato a giugno, all'inizio del nostro viaggio, è ancora aperta. Quale modo migliore per celebrare il nostro ritorno sull'Attica?

L'ultima delle porta-container incrociate durante la traversata tra Kea e Makronissos
La sosta in mare sotto il "piccolo-vero-faro" di Makronissos
Il tramonto di fuoco mentre transitiamo sotto Capo Sounion
Gli ultimi barlumi di sole al nostro arrivo a Capo Sounion
La partenza da Capo Sounion, con un ultimo saluto al tempio di Poseidone
Manolis!
Una delle tante foto che Manolis ci ha scattato
Una delle poche foto che noi abbiamo scattato a lui!
Selfie triplo
Mauro e Manolis verso Atene
Mauro ed io verso la spiaggia di Varkiza di Atene
Gli ultimi momenti di navigazione
La soddisfazione all'arrivo (thanks so much, Manolis, for those fantastic pictures!)
E la stanchezza!
E la felicità!
Il bacio "incriminato"!
La Mauromobile carica dei Voyager, pronta per un nuovo viaggio...

Lunedì 14 novembre 2016 - 144° giorno di viaggio
Akrotiri Sounion - Varkiza (Atene), Attica (29 Km)
Vento NE 10-11 nodi (F4) in aumento dalle ore 18,00 - Mare poco mosso - Temperatura 18°C
L'ultima giornata di viaggio inizia con una notizia piacevole ed imprevista: Manolis ci raggiunge per pagaiare insieme a noi fino ad Atene.
Siamo rimasti in contatto sin da quando abbiamo lasciato Anafi, l'isola che ci ha fatto scoprire con la passione tipica di ogni greco innamorato della propria terra. Quando ci chiedono qual'è l'isola delle Cicladi che ci è piaciuta di più, Mauro ed io rispondiamo in coro: Anafi. E di fronte alla perplessità dell'interlocutore (ma come? è un'isola piccola, lontana dalle rotte turistiche, con una costa poco attrattiva), noi ribattiamo convinti che è stata l'atmosfera trovata sull'isola, l'accoglienza ricevuta, la compagnia speciale di Manolis e di una speciale coppia di amici romani ad averci fatto affezionare così tanto ad Anafi. Anafi ci ha conquistati, Manolis anche: siamo molto contenti di concludere il viaggio intorno alle Isole Cicladi insieme ad un kayaker greco, è una conclusione speciale.
Manolis arriva puntale alle nove del mattino: noi siamo come al solito ancora molto indietro con gli ultimi preparativi e, grazie alla sua pazienza, non rinunciamo a nessuno dei nostri piccoli rituali di viaggio. A rallentare ulteriormente la partenza ci si mette anche una foca monaca: sbuca con la sua testolina lucida al centro della baia, dove l'acqua è così immota da sembrare uno specchio, poi si immerge sinuosa facendo sporgere le sue morbide pinne caudali ed infine si avvicina a riva con un tale impeto che sul momento pensiamo voglia "spanciarsi" sulla battigia, per mettersi a prendere il sole del primo mattino proprio davanti ai nostri kayak: invece no, non viene a "spiaggiarsi", sta solo pescando e non fa altro che precipitarsi avanti e indietro lungo la riva per rincorrere quello stesso branco di pesciolini che tanti gabbiani stanno puntando dal cielo. E' uno spettacolo così inatteso e fulmineo che non riusciamo a scattare neanche una foto: ma l'immagine di questa foca che nuota a due passi da noi ci riempie gli occhi per tutto il giorno!
Partiamo: arriva il momento di prendere il mare per l'ultima volta.
E' l'ultimo giorno di navigazione di questo lungo viaggio intorno alle Isole Cicladi.
Manolis ci distrae dall'emozione che altrimenti ci avrebbe attanagliato sin dalle prime ore del mattino con una serie di domande che ci sorprendono e ci lusingano. Vuole sapere tutto, anche cose che noi non avevamo mai considerato di qualche interesse. E continua a scattarci fotografie, da tutte le angolazioni, passando da una parte all'altra dei nostri kayak, neanche fosse il reporter ufficiale del viaggio!
Senza quasi accorgercene, trascorriamo le prime due ore in perfetta sintonia e scegliamo poi di fermarci per una breve sosta su un'isoletta che Manolis ama in modo particolare, perché c'è una piccola spiaggia di ciottoli che, per uno strano gioco di correnti, assume una speciale forma a cuneo, racchiusa tra una serie di scogli scuri ed affioranti che la rendono ancora più suggestiva. Altre foto, ovviamente.
Poi arriva il momento di decidere: costeggiare o tagliare al largo. Siamo tutti d'accordo, senza neanche discutere: tagliamo. La spiaggia di Varkiza è già perfettamente visibile in lontananza: secondo i nostri calcoli mancano appena 14 chilometri. Oggi non è come ieri, il vento passa sul mare quasi senza incresparlo, i nostri kayak solcano le acque del golfo senza sforzo apparente e la nostra andatura è finalmente tornata a dei valori accettabili.
Arriva anche un momento, lungo quasi un'ora, in cui ci facciamo tutti silenziosi e meditabondi: prendiamo rotte leggermente differenti e proseguiamo senza pronunciare parola. Sentiamo che si avvicina il momento tanto a lungo sperato: l'arrivo.
Non ci impensierisce o disturba neanche il venticello che, lentamente ma inesorabilmente, sta crescendo di intensità e che, lentamente ma prevedibilmente, sta riempiendo il mare di tante ochette bianche, sempre più frequenti e sempre più grandi. Siamo talmente concentrati che anche se crescesse oltre le previsioni, non ce ne accorgeremmo quasi: sembriamo tre piccoli automi, l'andatura rimane la stessa e procediamo senza alcun tentennamento.
Abbiamo sentimenti strani e contrastanti che si aggrovigliano nella pancia e nel cuore: vogliamo sbarcare ma vorremmo anche restare in mare, vogliamo chiudere il viaggio ma vorremmo anche ricominciare tutto d'accapo, vogliamo scrivere la parola fine in fondo a questa lunga luna di miele intorno alle Cicladi ma vorremmo anche riprendere a navigare verso Kea... e poi verso tutte le altre isole che hanno riempito la nostra lunghissima estate greca!
Siamo al tempo stesso stanchi e pieni di energia.
Sbarchiamo sulla spiaggia di Varkiza, alle porte di Atene, esattamente dove eravamo partiti quel lontano 24 giugno, quando sono appena scoccate le quattro del pomeriggio.
Dopo 144 giorni di viaggio e 32 isole visitate.
Dopo 45 traversate e 55 taverne.
Dopo 2207 chilometri di navigazione.
Allo sbarco ci attende un'altra inaspettata sorpresa: la Mauromobile è già lì che ci aspetta. L'amico Stavros, il titolare del negozio di attrezzatura da kayak e non solo, se ne è preso cura durante tutti questi mesi in maniera così scrupolosa da farcela trovare lavata da cima a fondo. Ce l'ha portata in spiaggia ben prima che noi lo avvisassimo del nostro arrivo. E sta già preparando qualcosa di speciale che non ci ha ancora voluto confessare...
Mauro è talmente contento che si sbilancia persino a stamparmi un lungo bacio sulle labbra: questo è davvero un evento unico e speciale! Dobbiamo ripetere presto l'esperienza perché voglio assolutamente ricevere un altro bacio con lo stesso identico trasporto! Anzi, a pensarci bene, molti più di uno!!!

6 commenti:

  1. Complimenti e ben tornati. Ci vedremo presto!

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  2. Peccato ormai eravate la mia lettura serale!

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  3. Siete dei GRANDI,sono felice per voi !!!

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  4. If only someone can traslate your days in Greece. I wish you always to travel together . Great love story! Christina Greece

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  5. Cari amici, vi ho seguito passo passo. Mi fate sognare, come sempre. Non vedo l'ora di rivedervi. Un forte abbraccio. Daniele

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